Le linee guida ministeriali fissano la soglia di 150 interventi annui come requisito minimo per cure di qualità. Sono 137 i centri che rispettano questo criterio, e che eseguono tre quarti di tutti gli interventi fatti in Italia
C’è una soglia sotto la quale non bisognerebbe scendere per avere maggiori probabilità di essere curate bene. È questo l’assunto alla base delle linee guida ministeriali sul tumore al seno secondo le quali il numero minima di interventi annui che un centro di senologia deve effettuare è 150. Negli ultimi cinque anni, i centri che soddisfano questo requisito sono cresciuti del 63%: da 84 nel 2012 sono passati a 137 nel 2017, secondo l’analisi realizzara da www.doveecomemicuro.it, sito di public reporting delle strutture sanitarie italiane, e basata sui dati dell’ultimo Piano Nazionale Esiti (PNE 2018, relativo all’anno 2017) sviluppato da Agenas per conto del Ministero della Salute.
Tre quarti degli interventi concentrati in meno di un terzo dei centri
Quindi, su 469 ospedali pubblici o privati accreditati (considerando solo quelli che effettuano almeno 5 operazioni annue), 137 (ovvero il 29,2%) eseguono almeno 150 interventi l’anno: il 49,6% si trova al Nord, il 24,8% al Centro e il 25,6% al Sud. Ma la vera buona notizia è che nelle 137 strutture che rispettano la soglia sono stati eseguiti tre quarti degli interventi totali (74,7%). Un dato significativo se paragonato a quello del 2012, quando la percentuale registrata era solo del 55,8%. In altre parole, sempre più donne si rivolgono spontaneamente a questi centri e questo rappresenta un vero e proprio cambio di paradigma per quanto riguarda il tumore al seno. Al contempo – si legge sempre nell’analisi – è calato il numero complessivo degli ospedali che eseguono interventi per tumore alla mammella: da 559 nel 2012 a 469 nel 2017 (-16%).
I 15 ospedali con il maggior numero di interventi
Sulla base dei dati raccolti dal PNE (e quindi, lo ricordiamo, relativi all’anno 2017), il sito www.doveecomemicuro.it riporta l’elenco delle strutture che eseguono più interventi annui. In ordine troviamo l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. A seguire: l’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze , il Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, l’Ospedale Sant’Anna – AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, l’Ospedale Bellaria C.A. Pizzardi – AUSL di Bologna, l’Istituto Oncologico Veneto di Padova, l’Ospedale San Martino di Genova, l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana – stabilimento di Cisanello di Pisa, l’Azienda Ospedaliera – IRCCS Arcispedale Santa Maria Nuova – AUSL Reggio Emilia, l’Humanitas Centro Catanese di Oncologia di Catania, il Policlinico di Modena, l’IFO – Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma e l’Ospedale Oncologico Armando Businco – A.O. Brotzu di Cagliari.
Il modello Breast Unit
“Secondo quanto dimostrano le evidenze scientifiche, il volume di attività ha un impatto significativo sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure”, spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e membro del comitato scientifico del sito. Per questo, il numero dei 150 interventi annui è stato scelto come criterio da prendere in considerazione per poter sviluppare Breast Unit certificate, cioè centri multidisciplinari che si occupano nello specifico di tumore al seno. “La scelta di fissare una soglia minima di interventi annui ha, tra i principali effetti, quello di convogliare i pazienti nei centri che offrono maggiori garanzie, che saranno così portati a progredire in esperienza ed adeguatezza delle cure”, dice Massimiliano Gennaro, della Struttura Complessa Chirurgia generale indirizzo oncologico 3 (Senologia) presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: “Ma i grandi numeri hanno anche un altro vantaggio: giustificano l’impiego di più specialisti in una logica multidisciplinare e consentono di attivare Breast Unit certificate, quindi reparti specializzati che offrono alle pazienti l’opportunità di essere seguite da un team di esperti e di accedere a un trattamento personalizzato”.
Garantire a tutti le stesse possibilità di cura
Il criterio quantitativo dei 150 interventi sicuramente è il più immediato, ma non è certo l’unico. “La direzione è quella giusta – prosegue Gennaro – ma la mia aspettativa, nell’interesse dei pazienti, è che gli indicatori riflettano sempre più fedelmente la qualità delle prestazioni offerte. Quanto alle strutture in linea con gli standard, il loro aumento è auspicabile, ma – sottolinea il medico – non si può prescindere da una loro equa distribuzione sul territorio che garantisca ai cittadini le stesse opportunità di cura, risparmiando loro migrazioni da una regione all’altra”. E, infatti, secondo i Livelli essenziali di assistenza (LEA), dal 2020 ogni regione ha l’obbligo di offrire sul proprio territorio centri classificabili come Breast Unit.
Il portale che aiuta i cittadini a orientarsi
Il sito www.doveecomemicuro.it, che ha un database di oltre 2.300 strutture, dà la possibilità di ricercare gli ospedali attraverso parole chiave, per esempio “tumore al seno”. I centri possono essere ordinati per numero di interventi, per vicinanza o in base ad altri criteri selezionabili; il semaforo verde indica il rispetto della soglia ministeriale mentre una barra di scorrimento mostra il posizionamento delle singole strutture nel panorama nazionale. Si può anche cercare un esame specifico o un determinato intervento, restringendo il campo alla regione o alla città di appartenenza.
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