Uno studio, pubblicato su Jama Oncology, ha effettuato un’analisi costo-efficacia dei test per le mutazioni BRCA e PALB2: sottoporre all’analisi tutte le donne con tumore al seno sembra essere vantaggioso sia in termini di spesa che di prevenzione.
ESTENDERE i test genetici per le mutazioni BRCA1, BRCA2 e PALB2.a tutte le donne con tumore al seno e non solo a chi ha una particolare storia familiare o precise caratteristiche, come la giovane età. È l’ipotesi avanzata da un gruppo internazionale di ricercatori guidati da Ranjit Manchanda della Queen Mary University of London, in uno studio pubblicato su Jama Oncology. Gli autori hanno effettuato un’analisi costi-utilità di questo approccio, utilizando i test in grado di rilevare le eventuali anomalie e mutazioni dei tre geni noti per aumentare, nelle donne, il rischio di cancro al seno e alle ovaie. I tumori al seno legati a queste mutazioni rappresentano fino al 10% di tutti i casi.
Lo studio.
Attraverso simulazioni, i ricercatori hanno confrontato i costi e gli effetti delle due strategie: ricercare le mutazioni in tutte le pazienti o solo in quelle con familiarità o caratteristiche cliniche sospette, ad esempio quando il tumore è diagnosticato sotto i 40 anni. Per le simulazioni sono stati usati i dati di quasi 12 mila pazienti partecipanti a 4 ampi studi. Risultato? Estendere il test a tutte le donne con tumore al seno sarebbe “estremamente vantaggioso”, affermano i ricercatori che hanno anche evidenziato come un anno di test per chiunque presenti una diagnosi di tumore al seno potrebbe prevenire circa 2mila casi di tumore al seno e ovarico e oltre 600 decessi nel Regno Unito e più di 9mila casi di tumore e quasi 2500 decessi negli Stati Uniti (i due paesi presi in considerazione nello studio).
I tre geni noti che aumentano il rischio di tumore.
La funzione dei tre geni – BRCA1, 2 e PALB2 – è garantire la crescita normale delle cellule mammarie e prevenire quella delle cellule tumorali: quando, quindi, sono presenti delle mutazioni (che passano di generazione in generazione), i tre geni non funzionano normalmente e il rischio di cancro al seno aumenta. Le donne che ereditano una mutazione in uno di questi geni – dalle loro madri o dai loro padri – hanno, infatti, un rischio molto più alto della media di sviluppare questo tipo di cancro. Se il tumore al seno colpisce una donna su otto nell’arco della vita, coloro che presentano le mutazioni BRCA hanno un rischio fino al 72% di diagnosi di tumore al seno durante la loro vita. In particolare, i tumori al seno associati a questo tipo di mutazioni tendono a svilupparsi nelle donne più giovani e si verificano più spesso in entrambi i seni.
Sebbene la probabilità che questo tipo di tumore colpisca gli uomini è molto bassa, anche in questo caso le mutazioni hanno un ruolo determinante: in particolare, se il gene interessato è il BRCA2, c’è un rischio maggiore – circa 80 volte superiore alla media – di ammalarsi di tumore al seno. E anche di tumore alla prostata (una probabilità sette volte maggiore rispetto a chi non presenta la mutazione). Inoltre, queste mutazioni aumentano il rischio di sviluppare altri tipi di tumori come quelli del colon, del pancreas e della pelle. Una ricerca preliminare suggerisce anche che una mutazione BRCA2 nei bambini e negli adolescenti potrebbe essere collegata a un rischio più elevato di linfoma non Hodgkin.
Il test genetico.
Le attuali linee guida raccomandando i test genetici solo alle donne con diagnosi di tumore al seno con specifici criteri clinici e una storia familiare di tumore. Secondo gli autori, negli Usa questo approccio non riesce a individuare circa il 50% delle persone mutate, come messo in luce già da altri studi. È stato questo il motivo principale che ha guidato gli autori verso questa analisi, i cui risultati sembrano supportare l’idea di estendere il test a tutti i pazienti. Di solito, il test viene eseguito su un campione di sangue e inviato poi in un laboratorio specializzato.
Perché è così importante.
Ma perchè è così importante sapere di avere una mutazione? Per individuare il miglior trattamento per ogni singola persona. Per esempio, se una donna ha un tumore al seno e sa di avere una mutazione ad alto rischio, potrebbe decidere di rimuovere l’altro seno sano optando per una mastectomia preventiva. O, anche decidere di rimuovere preventivamente ovaie e tube di Falloppio per ridurre il rischio di cancro alle ovaie. Di fronte, invece, a una diagnosi di tumore al seno in stadio avanzato, sapere che la donna presenta una mutazione BRCA1 o 2, può essere determinante per individuare la cura più adatta. In questo caso, infatti, il tumore può essere trattato con un tipo di farmaco della classe die Parp-inibitori, come olaparib o talazoparib. Dal momento che le mutazioni causano difetti nei meccanismi di riparazione del Dna, in cui intervengono specifici enzimi chiamati PARP, i farmaci PARP inibitori, interferendo con questi enzimi, agiscono principalmente bloccando la riparazione del Dna, in modo tale che queste cellule tumorali non si replichino e muoiano. Inoltre, sapere di avere una mutazione ad alto rischio è molto d’aiuto anche per i parenti e i familiari che non hanno alcuna diagnosi di cancro, per poter fare anche loro il test e, in caso di positività, mettere in atto strategie di diagnosi precoce e prevenzione.