Si chiama chemio metronomica a base di capecitabina. Uno studio mostra che, a 5 anni dal trattamento, l’83% delle donne con questo tipo di tumore in fase iniziale non mostra un peggioramento della malattia.
Una chemioterapia a basse dosi da prendere per bocca in maniere continuativa. Si chiama chemioterapia metronomica e ora i risultati di uno studio di fase III ne mostrano i benefici per le donne con tumore del seno triplo negativo in fase iniziale. In particolare, seguire la terapia di mantenimento con capecitabina metronomica per un anno dopo il trattamento standard migliora significativamente la sopravvivenza libera da malattia. Dopo 5 anni oltre l’80% delle donne, infatti, non mostra un peggioramento della malattia. I dati sono stati presentati durante uno dei più importanti congressi di oncologia medica, quello della Società americana di oncologia clinica (ASCO) che quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19, si è svolto online.
Lo studio
Nello studio – condotto dal South China Breast Cancer Group – 434 donne con tumore al seno triplo negativo operabile (stadio IB-IIIC) sono state divise casualmente in due gruppi: dopo un trattamento standard locale e sistemico di cura, circa la metà (221) ha ricevuto capecitabina metronomica ininterrottamente per un anno come terapia di mantenimento, mentre l’altra metà (213) ha rappresentato il gruppo di controllo. Dopo un tempo mediano di osservazione di 57 mesi, dunque quasi 5 anni, si sono registrati importanti risultati per quanto riguarda la sopravvivenza libera da malattia. Nel primo gruppo l’83% delle donne non mostrava alcun segno di progressione della malattia, rispetto al 73% del secondo gruppo. Tuttavia, i dati relativi alla sopravvivenza globale non sono stati significativamente diversi tra i due gruppi (86% contro 81%).
“Questo è il primo studio clinico di fase III che utilizza la chemioterapia metronomica nei pazienti con questo tipo di tumore e che ottiene risultati positivi”, ha detto Xi Wang, MD, del Centro per il cancro dell’Università Sun Yat-Sen, presentando i risultati finali dello studio. Per quanto riguarda la sicurezza del farmaco, il 91,4% dei pazienti trattati con capecitabina ha completato un anno di terapia come previsto senza mostrare effetti collaterali gravi. I più comuni effetti avversi segnalati sono stati: la sindrome mani-piedi (46%), la leucopenia (24%), l’iperbilirubinemia (13%), il dolore gastrointestinale (7%) e un’elevata concentrazione di transaminasi sieriche (5%). In ogni caso, il farmaco è stato ben tollerato: gli effetti sono stati moderati, tranne la sindrome mano-piede che in circa il 7% dei pazienti è risultata più grave.
Il tumore triplo negativo
Il tumore al seno triplo negativo – che nel mondo coincide con circa due diagnosi di tumore al seno su 10 – è così chiamato perché non presenta i recettori degli estrogeni, quelli del progesterone e quelli di tipo 2 del fattore di crescita epidermico umano (HER2). A livello pratico, questo significa che non risponde né ai farmaci per la terapia endocrina né ai farmaci che prendono di mira l’HER2. Per questo, il trattamento si basa principalmente sulla chemioterapia. La chemioterapia metronomica rappresenta una maniera diversa di assumere la chemioterapia, di solito somministrata in dosi massicce in ospedale per endovena. E riesce a offrire buoni risultati senza gravare eccessivamente sull’organismo. Circa un anno fa, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha autorizzato la piena rimborsabilità della terapia metronomica con vinorelbine per trattare alcuni tumori solidi, come appunto alcuni tipi di tumore al seno, ma non solo. E questo ha rappresentato un importante passo in avanti.
Un risultato promettente
Ma come funziona questo tipo di terapia? La chemioterapia metronomica attacca le cellule tumorali bloccando l’angiogenesi. “Questo tipo di trattamento – spiega Wang – potrebbe diventare un’opzione valida per il tumore al seno triplo negativo in fase iniziale che tende a formare metastasi a distanza”. “Il farmaco – afferma Naamit K. Gerber, MD, della New York University School of Medicine – è già usato per questo tipo di tumore in fase avanzata o metastatica e diversi studi ne hanno testato l’uso nella fase neoadiuvante e adiuvante. Quest’ultimo studio fornisce supporto ai risultati di un precedente studio, CREATE-X, e delle meta-analisi che hanno mostrato un maggior beneficio della capecitabina nelle donne con tumore triplo negativo, rispetto a coloro che presentavano un tumore positivo agli estrogeni. I risultati ottenuti per quanto riguarda la tossicità e il dosaggio del farmaco sembrano promettenti, sebbene – conclude Gerber – non ci sia stato un confronto diretto con il dosaggio intermittente di capecitabina”.
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